My personal bridge
My personal bridge riflette sul curioso cortocircuito che ha il suo inizio nella vivace collettività di pescatori turchi, sui parapetti del ponte a tagliuzzare per ore i gamberetti con le valve di cozza, e termina nei sottostanti ristoranti, affollati di turisti accomodati ai tavoli, destinatari ultimi del lavoro di un fitto schieramento instabile e oscillante di canne da pesca.
Se il ponte crolla, si fa zattera
Esistono ponti amicali che congiungono e ponti distanziali che accentuano gli abbandoni; ponti lungo le cui percorrenze sagittali si oscura il fossato sottostante che solca i margini tra continente ed isola, città e foresta, centro e periferia; ponti come quello di Galata, ad Istanbul, con la sua comunità informale di centinaia di pescatori, che se crollasse si disfarebbe in centinaia di zattere, disunendo la compagine sopravvivente e disseminando le acque di azionisti galleggianti.
L’operosità propria del ponte è tracciata per sempre sul ferro dalla preparazione delle esche e l’impianto simbolico di un solo sgabello prova a stabilizzarne l’economia precaria, calandovi divinamente una seduta per coppie di pescatori.
Luca Borriello